Roberto Roncella
Il concorso di ammissione
Miti e realtà
Sui concorsi che si svolgono all'università si narrano diversi miti, alimentati dal fatto che molte persone non hanno alcuna idea di come funzioni un ateneo "dentro" e, in verità, da un buon numero di esempi di scarsa trasparenza, se non di vera e propria illegalità. Uno di questi miti riguarda la prova di ammissione al dottorato, il cui esito sarebbe già scritto nelle configurazioni astrali prima ancora che le prove si siano svolte.
La realtà che posso testimoniare (sono stato diverse volte membro di commissione) permette di capire l'origine del mito ma rivela anche aspetti che danno al quadro tinte meno fosche. Veniamo ai fatti:
1) Gli ingegneri hanno molti sbocchi professionali e quelli che desiderano passare altri tre anni a studiare non sono così tanti. La tradizione qui a Pisa è che nei dottorati di ingegneria il numero di concorrenti che si presentano allo scritto non supera mai il doppio dei posti disponibili e in qualche caso non permette neppure di coprirli tutti. Spesso quindi la prova di accesso diviene un test di idoneità (e per assegnare le borse di studio).
2) Lo scritto viene svolto in forma anonima. Questo aspetto della legge, per come è strutturata la prova (cioè un tema), è solo formale. La lettura dei temi, nonostante tutte le precauzioni prese e la proibizione di lasciare segni di riconoscimento sui fogli, rivela facilmente l'autore, che viene quasi sempre svelato dai riferimenti ai temi affrontati nella tesi. La valutazione dei titoli e l'orale sono
poi inevitabilmente nominali. Questo non significa che la valutazione delle prove è irrilevante o scorretta, ma necessariamente che occorre tenere in conto una certa dose di pre-giudizi da parte dei commissari, che quasi sempre conoscono già i candidati (lo studente resta sempre sorpreso dallo scoprire che in facoltà è meno anonimo di quel che pensa...). Per questo motivo conviene sempre, prima che esca il bando, incontrare i ricercatori del gruppo in cui si vorrebbe lavorare e discutere con loro sulle prospettive dell'eventuale dottorato.
Per inciso, se si volesse veramente un'ammissione senza pre-giudizi, occorrerebbe usare un test a crocette, possibilmente su base nazionale. Nonostante il male che se ne può pensare, i test strutturati con correzione automatica sono gli unici che possono dare una minima garanzia di oggettività (salvo comportamenti palesemente illegali) a spese di una valutazione grossolana e generica nei contenuti. Ma questa è un'altra storia.
3) I dottorati di cui si parla (in breve, veicoli e informazione) hanno molti indirizzi: è inevitabile che in sede di ammissione si crei un meccanismo di compensazione tra le diverse discipline, in modo che i concorrenti vengano indirizzati in modo relativamente omogeneo tra i vari indirizzi, anche perché la valutazione di merito sulle prove deve essere fatta da esperti in discipline diverse, che giudicano con metriche non completamente confrontabili. 
4) Il dottorato ha una natura duplice: da un lato è un periodo di studi e ulteriore formazione, per cui si continua a mantenere lo status di studenti, dall'altra è una prima esperienza professionale, nell'ambito di in un gruppo di ricerca di cui si entra a far parte a pieno titolo. La conoscenza pregressa e il concorso di ammissione danno modo di far valere le proprie doti umane e professionali. Per quello che ne so e che ho visto in questi anni, a partire dal mio concorso che risale a più di vent'anni fa, non è tradizione dei dottorati di ingegneria concedere l'ammissione sulla base di parentele più o meno dirette o di "appartenenze" di vario genere.


Borsa di studio e idoneità
Un aspetto delicato dell'ammissione al dottorato è costituito dalla possibilità per alcuni degli ammessi di usufruire di borse di studio. Queste possono essere di varia natura (erogate dall'ateneo, da singoli gruppi di ricerca, da aziende o centri di ricerca) e rappresentano un contributo importante al desiderio di autonomia di chi si avvicina al dottorato. Il tipo di "sponsor" influenza anche il come e il dove verrà svolto il dottorato: inevitabilmente accettare una borsa pagata da un'aziende comporta un deciso interesse verso le tematiche proposte dall'azienda stessa, che spesso ospita anche fisicamente il dottorando.
È però possibile iscriversi al dottorato anche se non si ottiene da subito una borsa di studio: si tratta di un investimento comunque significativo per il proprio futuro e poi, lavorando e facendosi apprezzare in un gruppo di ricerca, non mancano di solito le occasioni per trovare anche in seguito contributi economici significativi.


Come prepararsi al concorso
Fino a quando qualche riforma radicale, o qualche cambiamento sociale altrettanto radicale (un aumento nel nostro paese della considerazione per la ricerca, per esempio) non muteranno questo quadro, per coronare il desiderio di entrare in una scuola di dottorato possono tornare utili alcuni suggerimenti:
1) Per prima cosa, laurearsi non troppo tardi e con il massimo dei voti (e qui la lode a qualcosa serve...). Il curriculum accademico non è tutto, ma suona davvero strano che qualcuno desideri continuare ad approfondire quegli aspetti del mestiere di ingegnere, tra i tanti che offre fuori dell'università, in cui non ha raggiunto il massimo nelle precedenti esperienze.
2) Usare la tesi per capire se piace e se si portati per l'attività di ricerca. Un buon test è quello di darsi da fare perché siano pubblicati i risultati conseguiti.
3) Individuare il gruppo di ricerca in cui si vorrebbe lavorare nei tre anni del dottorato; non è proprio detto che sia lo stesso in cui si è svolta la tesi (in particolare se si viene da fuori...), ma la cosa è abbastanza naturale. A questo proposito contano i contenuti che si desiderano approfondire, la qualificazione dei ricercatori del gruppo e, non poco, anche gli aspetti relazionali.
4) Prepararsi a descrivere gli aspetti salienti della ricerca che si vorrebbe svolgere: lo stato dell'arte, le metodologie da seguire, gli aspetti sperimentali che si potrebbero usare per convalidare ciò che si propone. Spesso la prova scritta del dottorato lascia la libertà di scegliere i contenuti, soffermandosi maggiormente sulla maturità e sulla capacità di impostare una attività.
5) Ripassare i contenuti delle discipline di base (una incertezza o uno svarione su aspetti di base ha un forte impatto negativo sulla commissione). In alcuni casi i temi di esame possono proporre una dissertazione su un tema di base importante, naturalmente differenziato per ciascun indirizzo del dottorato. Sui siti istituzionali si dovrebbero trovare i titoli assegnati negli anni precedenti.


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